giovedì 4 aprile 2019




UN CALCIATORE TRA FUNZIONI f(x) e g(x)




 
 

Alberto MAGNELLI nacque a Firenze il 1 luglio 1888. Mancano notizie certe sulla sua istruzione. Come artista fu un autodidatta: si accostò alla pittura casualmente nel 1907, su invito di un amico di famiglia antiquario e pittore paesista. Studiò dal vero i grandi cicli ad affresco del Trecento e del Quattrocento toscani e si interessò da subito alla più innovativa arte italiana e straniera, partecipando nel 1910 all'VIII Esposizione internazionale (Biennale) di Venezia con La buca delle Monache. In quell'occasione il M. poté ammirare, restandone per breve tempo influenzato, i dipinti di G. Klimt. A partire dal 1912  entrò in contatto con l'avanguardia futurista fiorentina che animava la rivista La Voce: Aldo Palazzeschi, suo amico d'infanzia, Giuseppe Prezzolini e soprattutto Giovanni Papini e Ardengo Soffici, questi ultimi fondatori l'anno dopo della rivista Lacerba.



Nel 1914 si recò a Parigi, dove conobbe Carlo Carrà, Papini, Soffici, Guillaume Apollinaire, Pablo Picasso, M. Jacob, F. Léger e Giorgio De Chirico. Il soggiorno parigino, protrattosi sino all'estate, fu per il M. un periodo di intenso apprendistato artistico e insieme l'occasione della conferma delle proprie scelte.
Le opere del Manganelli che vanno dal 1913 al 1915 riflettono i nuovi interessi: vi si individua un processo di assimilazione e originale rielaborazione delle istanze artistiche cubo-futuriste, ma anche un superamento di tali correnti, a favore di un'arte depurata da connotazioni letterarie o rivendicazioni politiche. In L'homme à la charrette del 1914 (Parigi, Centre Georges Pompidou) il Manganelli concilia problematiche differenti.
In un paesaggio di case di evidente derivazione cubista, ma colorate a tinte squillanti e piatte alla maniera di Matisse, si inseriscono agli estremi opposti una figura maschile e un carretto azzurro che disarticolano l'immagine. Rispetto agli esempi cubisti il Manganelli risolve in senso cromatico-costruttivo la composizione, soppesando la forza intrinseca a ogni colore e bilanciando le superfici colorate. In questo dipinto il Manganelli pone le basi della sua indagine futura: la ricerca di una sintesi di forma e colore, l'importanza dell'equilibrio, l'amore per la pittura come pratica concreta a partire da una riflessione ponderata. Un'arte meditata, intellettuale, volta alla costruzione solida di un'immagine bidimensionale
Ritornò a Parigi solo molti anni dopo. Gli anni della prima guerra mondiale videro la dispersione del gruppo futurista fiorentino: la progettata seconda mostra Lacerba, cui il Manganelli era stato invitato a partecipare, non ebbe luogo. Soffici, il vero animatore culturale, partì volontario; nel 1916 anche il Manganelli fu richiamato alle armi.
Intanto, già nel 1915 il M. aveva dipinto delle opere totalmente astratte, composizioni geometriche animate da un dinamismo di forme e colori a contrasto, di cui è ben rappresentativa la Peinture n. 0529 (Firenze, Palazzo Pitti). Afflitto da depressione nervosa e da violente emicranie, il Manganelli ottenne ripetute e prolungate licenze e, di fatto, non partecipò mai alla guerra in prima linea; fu infine riformato nel luglio 1918.

Nel tardo autunno del 1918, in vacanza a Rufina nel Chianti, il Manganelli dipinse la serie delle Esplosioni liriche, apice della produzione giovanile e simbolo della gioia per la fine della guerra, in cui riappare la figura umana, ma trasformata dalla pirotecnica esuberanza dei ritmi cromatici: apparentemente dipinte d'impulso, in realtà le Esplosioni furono realizzate, come sempre nel lavoro del Manganelli, sulla base di dettagliati disegni preparatori.
La produzione degli anni Venti si caratterizza per dipinti dalla tavolozza ridotta e tenue, tendente al monocromo, che raffigurano scarni paesaggi toscani, figure umane o velieri che navigano in tranquille acque portuali.
Questo stile, privo di ambientazione e atemporale, è stato definito "realismo immaginario".
Sul finire del 1932 il Manganelli, in dissenso con il regime fascista e persuaso di un crescente provincialismo italiano, si trasferì a Parigi dove ritrovò le amicizie dell'anteguerra e si legò agli artisti italiani che vi risiedevano: Filippo De Pisis, Leonor Fini, Prampolini. Fu nel 1933 che conobbe Susi Gerson, ebrea tedesca, che divenne la sua compagna e con la quale, alla fine del 1934, si trasferì in una casa atelier divenuta celebre, villa Seurat, dove visse sino al 1958. Nel giugno 1934 il M. espose alla galleria Pierre di Parigi, ottenendo recensioni lusinghiere, la serie delle Pietre: su un fondo unito e indefinito si stagliano blocchi di pietra, organizzati nello spazio senza gravità, come un'epifania primordiale e arcana. Nel 1935 cinque Pietre furono presentate a Roma, alla II Quadriennale.
Sul finire degli anni Trenta prese a sperimentare un nuovo percorso astrattivo, che includeva talora materiali inusuali (lavagna, carta, oggetti) utilizzati non come elementi di sorpresa o ready-made, ma, empiricamente, come possibilità cromatiche o strutturali: nascono le serie delle Ardoises e dei Collages.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Manganelli e Susi Gerson ripararono nel Sud della Francia, nella tenuta La Ferrage, vicino a Grasse, di proprietà della famiglia Gerson; nel 1940 Susi Gerson fu internata, in quanto cittadina tedesca, nel campo di prigionia di Gurs, e in seguito rilasciata..
Dopo numerose traversie, riuscirono a tornare a Parigi nel marzo del 1944; l'anno successivo il Manganelli partecipò alla mostra Art concret organizzata dalla galleria Drouin. Negli stessi spazi, nel 1947, il M. realizzò la sua prima grande retrospettiva, che ottenne un successo pieno e lo consacrò artista di eccezionale valore.
Gli anni che seguirono furono un crescendo di riconoscimenti: Quadriennale di Roma e Biennale di Venezia del 1948; partecipazione alla mostra Les origines de l'art abstrait (Parigi, galleria Maeght, 1949); personale retrospettiva alla XXV Biennale veneziana del 1950, con presentazione di Léon Degand; secondo premio alla I Biennale di San Paolo (1951). I grandi dipinti della maturità si distinguono per chiarezza di impianto: il tema è affrontato in maniera decisa, con pochi elementi ma ben calibrati nelle opposizioni di colore e di forma. Così scriveva Degand nel catalogo della Biennale: "Il colore determina la forma. La forma determina il colore" (p. 196). Esemplificativo il quadro Conversation à deux n. 1 (1956), che si aggiudicò il premio Guggenheim per l'Italia nel 1958 e poi confluì nelle collezioni della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.
Gli anni Sessanta, vissuti dai coniugi Magnelli nella nuova casa di Meudon fuori Parigi, furono di grande attività creativa ed espositiva, e tra le innumerevoli iniziative giova ricordare la grande antologica di palazzo Strozzi a Firenze (1963), la pubblicazione nel 1964 di un volume monografico, frutto di anni di colloqui, dedicatogli dal poeta brasiliano Murilo Mendes e infine la mostra tenutasi a Parigi, al Musée d'art moderne per gli ottant'anni dell'artista.
Alberto Manganelli morì a Meudon il 20 aprile 1971.
Tratto da Dizionario Biografico Treccani, vers. On line

Il dipinto da me preso in considerazione, è attualmente situato a Vallauris, in Provenza, all'interno del museo Picasso.
FORME RIMBALZANTI
Olio su tela 100 x 125 cm Alberto Magnelli parte dall'immagine di un calciatore che sta  tirando un gol in una gabbia, e attraverso la progressiva semplificazione dei modelli e una geometria sistematica delle forme, riesce a creare una composizione astratta.









Andando ad osservare con attenzione il dipinto, si può osservare come nell'astratta figura sinusoidale del calciatore, proteso nel gesto del lancio del pallone, si possano individuare due differenti funzioni. 









  • Questo tipo di funzione non è ne di tipo pari, ne dispari in quanto per funzione pari, si intende una funzione simmetrica all'asse delle y, mentre per funzione dispari si intende una funzione simmetrica rispetto all' origine. 


  • Per la funzione f(x) considero l'intervallo del dominio 1, fino al punto J.

       Per la funzione g(x) considero l'intervallo del dominio dal punto J al             punto T

Per analizzare queste funzioni ristringo il dominio dal punto x=1 al punto x=13

  • La funzione f(x) è una funzione di ^8 grado

       La funzione g(x) è una funzione di ^4 grado
  • Di entrambe il dominio è R
  • Intersezioni con gli assi: f(x): X= 8,96                                                                                                  Y= 29,06                                                                                        g(x): X= 10,03                                                                                               Y=12,00






1 commento:

  1. Ottimo lavoro, particolarmente originale. Qualche incertezza nella formattazione e impaginazione del testo, manca il titolo.

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