UN CALCIATORE TRA FUNZIONI f(x) e g(x)
Alberto MAGNELLI nacque a Firenze il 1 luglio 1888. Mancano notizie certe sulla
sua istruzione. Come artista fu un autodidatta: si accostò alla pittura casualmente
nel 1907, su invito di un amico di famiglia antiquario e pittore paesista. Studiò
dal vero i grandi cicli ad affresco del Trecento e del Quattrocento toscani e
si interessò da subito alla più innovativa arte italiana e straniera,
partecipando nel 1910 all'VIII Esposizione internazionale (Biennale) di Venezia
con La buca delle Monache. In
quell'occasione il M. poté ammirare, restandone per breve tempo influenzato, i
dipinti di G. Klimt. A partire dal 1912 entrò in contatto con l'avanguardia futurista
fiorentina che animava la rivista La
Voce: Aldo Palazzeschi, suo amico d'infanzia, Giuseppe Prezzolini e
soprattutto Giovanni Papini e Ardengo Soffici, questi ultimi fondatori l'anno
dopo della rivista Lacerba.
Nel 1914 si recò a Parigi, dove
conobbe Carlo Carrà, Papini, Soffici, Guillaume Apollinaire, Pablo Picasso, M.
Jacob, F. Léger e Giorgio De Chirico. Il soggiorno parigino, protrattosi sino
all'estate, fu per il M. un periodo di intenso apprendistato artistico e
insieme l'occasione della conferma delle proprie scelte.
Le opere del Manganelli
che vanno dal 1913 al 1915 riflettono i nuovi interessi: vi si individua un
processo di assimilazione e originale rielaborazione delle istanze artistiche
cubo-futuriste, ma anche un superamento di tali correnti, a favore di un'arte
depurata da connotazioni letterarie o rivendicazioni politiche. In L'homme à la charrette del
1914 (Parigi, Centre Georges Pompidou) il Manganelli concilia problematiche
differenti.
Ritornò a Parigi solo molti anni
dopo. Gli anni della prima guerra mondiale videro la dispersione del gruppo
futurista fiorentino: la progettata seconda mostra Lacerba, cui il Manganelli
era stato invitato a partecipare, non ebbe luogo. Soffici, il vero animatore
culturale, partì volontario; nel 1916 anche il Manganelli fu richiamato alle
armi.
Nel tardo autunno del 1918, in vacanza a Rufina nel Chianti, il Manganelli
dipinse la serie delle Esplosioni liriche, apice
della produzione giovanile e simbolo della gioia per la fine della guerra, in
cui riappare la figura umana, ma trasformata dalla pirotecnica esuberanza dei
ritmi cromatici: apparentemente dipinte d'impulso, in realtà le Esplosioni furono
realizzate, come sempre nel lavoro del Manganelli, sulla base di dettagliati
disegni preparatori.
La produzione degli anni Venti si caratterizza per dipinti dalla
tavolozza ridotta e tenue, tendente al monocromo, che raffigurano scarni
paesaggi toscani, figure umane o velieri che navigano in tranquille acque
portuali.
Sul finire del 1932 il Manganelli,
in dissenso con il regime fascista e persuaso di un crescente provincialismo
italiano, si trasferì a Parigi dove ritrovò le amicizie dell'anteguerra e si
legò agli artisti italiani che vi risiedevano: Filippo De Pisis, Leonor Fini,
Prampolini. Fu nel 1933 che conobbe Susi Gerson, ebrea tedesca, che divenne la
sua compagna e con la quale, alla fine del 1934, si trasferì in una casa
atelier divenuta celebre, villa Seurat, dove visse sino al 1958. Nel giugno
1934 il M. espose alla galleria Pierre di Parigi, ottenendo recensioni
lusinghiere, la serie delle Pietre: su un fondo unito e
indefinito si stagliano blocchi di pietra, organizzati nello spazio senza
gravità, come un'epifania primordiale e arcana. Nel 1935 cinque Pietre furono presentate
a Roma, alla II Quadriennale.
Sul finire degli anni Trenta prese
a sperimentare un nuovo percorso astrattivo, che includeva talora materiali
inusuali (lavagna, carta, oggetti) utilizzati non come elementi di sorpresa o ready-made, ma, empiricamente,
come possibilità cromatiche o strutturali: nascono le serie delle Ardoises e dei Collages.
Dopo numerose traversie, riuscirono a tornare a Parigi nel marzo
del 1944; l'anno successivo il Manganelli partecipò alla mostra Art concret organizzata
dalla galleria Drouin. Negli stessi spazi, nel 1947, il M. realizzò la sua
prima grande retrospettiva, che ottenne un successo pieno e lo consacrò artista
di eccezionale valore.
Gli anni Sessanta, vissuti dai coniugi Magnelli nella nuova casa
di Meudon fuori Parigi, furono di grande attività creativa ed espositiva, e tra
le innumerevoli iniziative giova ricordare la grande antologica di palazzo
Strozzi a Firenze (1963), la pubblicazione nel 1964 di un volume monografico,
frutto di anni di colloqui, dedicatogli dal poeta brasiliano Murilo Mendes e
infine la mostra tenutasi a Parigi, al Musée d'art moderne per gli ottant'anni
dell'artista.
Alberto Manganelli morì a Meudon il 20 aprile 1971.
Tratto da Dizionario Biografico Treccani, vers.
On line
Il dipinto da me preso in considerazione, è attualmente situato a Vallauris, in Provenza, all'interno del museo Picasso.
FORME RIMBALZANTI
Olio su tela 100 x 125 cm Alberto Magnelli parte dall'immagine di un
calciatore che sta tirando un gol in una
gabbia, e attraverso la progressiva semplificazione dei modelli e una geometria
sistematica delle forme, riesce a creare una composizione astratta.
Andando ad osservare con attenzione il dipinto, si può osservare come nell'astratta figura sinusoidale del calciatore, proteso nel gesto del lancio del pallone, si possano individuare due differenti funzioni.
- Questo tipo di funzione non è ne di tipo pari, ne dispari in quanto per funzione pari, si intende una funzione simmetrica all'asse delle y, mentre per funzione dispari si intende una funzione simmetrica rispetto all' origine.
- Per la funzione f(x) considero l'intervallo del dominio 1, fino al punto J.
Per la funzione g(x) considero l'intervallo del dominio dal punto J al punto T
Per analizzare queste funzioni ristringo il dominio dal punto x=1 al punto x=13
- La funzione f(x) è una funzione di ^8 grado
La funzione g(x) è una funzione di ^4 grado
- Di entrambe il dominio è R
- Intersezioni con gli assi: f(x): X= 8,96 Y= 29,06 g(x): X= 10,03 Y=12,00
Ottimo lavoro, particolarmente originale. Qualche incertezza nella formattazione e impaginazione del testo, manca il titolo.
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