giovedì 7 giugno 2018

Lucio Saffaro: tra arte e geometria

Lucio Saffaro: tra arte e geometria


Lucio Saffaro
Quando si parla di poliedri, un artista e matematico che non si può non citare è Lucio Saffaro (1929-1998). Egli fu così affascinato dalla geometria tridimensionale da approfondire lo studio dei grandi matematici del passato e realizzare vari dipinti con solidi, regolari e semiregolari. 
E così, attratto dall’aspetto artistico dei poliedri regolari, Lucio Saffaro partì dal trattato di Piero della Francesca, “De quinque corporibus regolaribus”, e nel 1976 pubblicò il saggio “Dai cinque poliedri platonici all’infinito”, in cui mostrò come sia possibile mediante opportune rotazioni attorno a determinati assi di simmetria, ottenere poliedri indistinguibili da quelli iniziali, fino a costruire così classi infinite di solidi che mantengono alcune regolarità a partire dai cinque solidi platonici.

Saffaro era un artista della geometria nel solco dei grandi del Rinascimento. Un artista che ha dipinto poliedri con colori grigi, gialli, azzurri. 
Non era un pittore dell’astratto-geometrico, i solidi da lui dipinti sono realizzati con talmente tanta precisione che Sergio Los, nel catalogo di una mostra allestita nel 1991, scriveva così:
“La pittura di Saffaro pone due questioni: se Saffaro sia pittore o matematico e, ammesso che sia pittore, se la sua pittura appartenga all’astrattismo oppure alla figurazione (la sua matematica, infatti, difficilmente potrebbe essere figurativa). La prima questione, assai intrigante, ripropone una disputa antica nella quale errare è inevitabile. Ma con Saffaro essa è ancora più difficile: la pittura dovrebbe essere il discorso la cui storia sarebbe la matematica, egli, infatti, usa un linguaggio/discorso pittorico per descrivere dei fatti/storie matematici. Saffaro dipinge in modo figurativo, realistico, personaggi e ambienti matematici”.
Dunque: pittore o matematico?
La risposta di Sergio Los a questa domanda era la seguente:
“[…] dobbiamo sostituire la questione ‘cosa è arte?’ con l’altra ‘quando è arte?’ La matematica quando usata nelle storie narrate dalla pittura di Saffaro è arte, quando la impiega un ingegnere per calcolare la freccia di un architrave è scienza”.
E ancora, Argan affermava che l’artista, attraverso le sue opere pittoriche, usava la matematica con la pittura, dando vita alla continuazione e allo sconfinamento di una disciplina nell’altra. 
Nonostante Saffaro si sforzasse di affermare, a proposito del proprio lavoro, l’autonomia di arte e scienza, certe restano, comunque, le relazioni intercorrenti tra pittura e matematica nelle sue opere.

È proprio il legame tra arte e matematica uno degli aspetti maggiormente sottolineati nel film prodotto dal regista Giosuè Boetto Cohen per RAI Educational - Magazzini Einstein, dal titolo Lucio Saffaro. Le forme del pensiero (Link del film Lucio Saffaro. Le forme del pensiero). Alla realizzazione ha collaborato anche il CINECA di Bologna, ove negli anni ottanta Saffaro realizzò in animazione computerizzata alcune sue intuizioni poliedriche difficili da dipingere a mano. Fu infatti tra i primi artisti ad usare in modo creativo la grafica computerizzata.

Nel Ritratto di Keplero Lucio Saffaro dipinge un icosaedro regolare. 

Lucio Saffaro, Ritratto di Keplero, olio su tela, 1967
In geometria l'icosaedro (dal latino icosahedrum, dal greco eikosi, che significa venti, e edra, che significa base) è un qualsiasi poliedro con 20 facce.
Icosaedro regolare
Nell'icosaedro regolare, le facce sono triangoli equilateri. L’icosaedro regolare è un solido costituito da 20 triangoli equilateri, 12 vertici e 30 spigoli che soddisfano la relazione di Eulero, valida per qualsiasi poliedro convesso: F + V = S + 2, cioè numero di facce + numero di vertici = numero di spigoli + 2.

L’icosaedro è il duale del dodecaedro: infatti, ad ogni vertice del dodecaedro corrisponde una faccia dell’icosaedro per un totale di venti vertici.
Sebbene negli Elementi di Euclide (libro XIII) la scoperta dell’icosaedro venga fatta risalire al matematico greco Teeteto, l’icosaedro viene tradizionalmente riconosciuto come uno dei cinque solidi platonici (tetraedro, esaedro, ottaedro, dodecaedro, icosaedro).
In geometria solida, il termine solido platonico è sinonimo di solido regolare e di poliedro convesso regolare, e indica un poliedro convesso che ha per facce poligoni regolari congruenti (cioè sovrapponibili esattamente) e che ha tutti gli spigoli e i vertici equivalenti. Ne consegue che anche i suoi angoloidi hanno la stessa ampiezza.

Fonti:
Chiara Scialpi

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