Il Tondo Doni
Il Tondo Doni Michelangelo è un lavoro di cui abbiamo tantissime informazioni: si tratta di un lavoro realizzato da Michelangelo in ogni sua parte, sia per quanto riguarda il dipinto che la cornice che lo circonda. Il Tondo Doni è stato commissionato da Agnolo Doni, un ricco banchiere, che richiese la realizzazione di un’opera avente per soggetto la Sacra Famiglia in tondo, un tema molto in voga durante quegli anni; l’occasione per la quale è stata richiesta questa opera è ancora oggetto di forti discussioni: una corrente di pensiero vuole che sia legato alle nozze dello stesso Doni con Maddalena Strozzi, mentre altri ipotizzano che sia stata realizzata in occasione del battesimo della loro piccola bambina, Maria.
Tra i vari quadri di Michelangelo, questo è uno dei lavori più importanti, a cui è legato un interessante aneddoto, secondo il quale il Doni, vista l’opera completa e la richiesta da parte di Michelangelo di settanta ducati per il lavoro, abbia rifiutato di pagare tale cifra; in compenso, Michelangelo, riportò con se il lavoro dicendo che lo avrebbe venduto unicamente per centocinquanta ducati, ovvero il doppio del prezzo pattuito in origine. Protagonista di questo lavoro è la Sacra Famiglia Michelangelo, con in primo piano la Vergine, la quale sta prendendo in braccio il piccolo Gesù, retto fino a quel momento da Giuseppe, che si trova alle spalle del gruppo. Mentre il piccolo Gesù gioca con i capelli della mamma, quest’ultima, ha da poco chiuso il libro che stava leggendo (il testo simboleggia probabilmente le profezie legate alla prematura morte di Gesù), per giocare con il piccolo bambino. Maria ha una corporatura molto virile e mascolina, visibile soprattutto nelle braccia. Degna di nota è la torsione di Maria, la quale trasmette un senso di movimento completamente innovativo e che culmina nella testa di Giuseppe; allo stesso modo, una piramide inversa è formata dalle teste e dalle braccia della Sacra Famiglia. Spostando lo sguardo in secondo piano, è possibile notare sulla destra il piccolo San Giovanni Battista, mentre ancora più dietro si trovano diversi gruppi di nudi, appoggiati a delle rocce; ad incorniciare questi gruppi c’è un ambiente naturale costituito da un lago, un prato e delle montagne. A proposito degli ignudi che si trovano sullo sfondo, facendo bene attenzione, è possibile notare che la muscolatura di quest’ultimi è molto simile a quella del trittico in primo piano. Per rendere ancor più vivace l’intera composizione del Tondo, c’è il netto contrasto tra l’andamento orizzontale in secondo piano e quello verticale della Sacra Famiglia in primo piano. Completamente innovativa è anche la scelta della prospettiva adottata da Michelangelo: l’artista sceglie di utilizzare un punto di vista completamente ribassato, in modo tale da rendere monumentali i componenti della Sacra Famiglia rispetto al resto della composizione. Riguardo il senso del Tondo Doni, sono state fatte diverse ipotesi: quella più interessante vedrebbe in questa scena l’arrivo dell’età di Cristo, che elimina definitivamente quella pagana, simboleggiata dai nudi presenti in secondo piano, i quali potrebbero rappresentare anche coloro che stanno per ricevere il battesimo cristiano. Se questa lettura fosse corretta, allora, il muretto dal quale spunta il piccolo San Giovanni, potrebbe rappresentare il confine reale tra presente e passato, e lo stesso Giovannino rappresenterebbe l’anticipatore dell’arrivo di Gesù. Maria che stava leggendo il libro, potrebbe anche rappresentare la Chiesa e la sua attività di condivisione e divulgazione della dottrina cristiana tra gli uomini. La stessa cornice realizzata da Michelangelo, merita particolare attenzione: gran parte della decorazione è vegetale, da cui spiccano quattro teste che sono rivolte verso il dipinto e rappresentano Cristo, profeti e sibille e ricordano le porte del Battistero di Firenze del Ghilberti.
La sviluppo dei personaggi nell'opera è piramidale con la base formata dalle gambe di Maria e con vertice le teste di Gesù bambino e San Giuseppe. Questo conferisce all'opera un andamento verticale proprio grazie al perspicace uso della geometria.
In geometria si definisce piramide un poliedro individuato da una faccia poligonale chiamata base e da un vertice che non giace sul piano della base e che talora viene chiamato apice della piramide. Sono suoi spigoli i lati del poligono di base e i segmenti delimitati dall'apice e da ciascuno dei vertici della base. Sono facce della piramide la sua base e le facce triangolari (chiamate facce laterali) che hanno come vertice il suo apice. Si dice altezza di una piramide il segmento che ha una estremità nell'apice e cade ortogonalmente sul piano contenente la base. Le piramidi possono essere rette: nella base può essere inscritto un cerchio e il piede dell'altezza risiede nel centro di quel cerchio. In una piramide retta si dice apotema ogni segmento che congiunge perpendicolarmente il suo apice con un suo lato di base, ovvero la loro lunghezza comune. Si dice apotema di base il raggio del cerchio inscritto nel poligono di base.
Area
L'area laterale per le piramidi rette è
dove è il perimetro di base e è l'apotema della piramide.
L'area totale si calcola come: Area di base + Area laterale.
Volume
Il volume di una piramide generica è uguale ad un terzo del prodotto dell'area della base per la misura dell'altezza. Detto il volume, l'area di base e l'altezza, si calcola come:
Cioè il volume della piramide è 1/3 di quello di un prisma con uguale altezza e base. Questa formula costituiva il teorema 7 del libro XII degl "Elementi" di Euclide ed era dimostrata con il metodo di esaustione (oggi diremmo con il calcolo infinitesimale).
Fonti:
Il Cricco Di Teodoro, "Itinerario nell'arte, dal gotico internazionale all'età barocca", Terza edizione
https://www.uffizi.it/opere/sacra-famiglia-detta-tondo-doni
Alcuni errori nella formattazione del testo, ma nel complesso il lavoro svolto è più che buono.
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